Perchè un diamante è per sempre
Marcello Marchesi, talentuoso scrittore del nostro dopoguerra, scrisse nella sua opera Il Malloppo, "un amante è per poco, un diamante per sempre".
Il diamante infatti, è da sempre considerato un simbolo impegno in una coppia di innamorati, ma anche di sicurezza e forza nel caso in cui su questa pietra venisse effettuato un investimento economico.
Ciò significa che sia da un punto di vista metaforico, sia da un punto di vista estremamente più concreto, il diamante si caratterizza quale pietra importante, infrangibile, simbolo di un legame eterno il cui valore durerà per sempre.
Il diamante è la pietra preziosa per eccellenza, innanzitutto perché è una pietra rara creatasi in miliardi di anni nelle viscere della terra ed emersa poi durante il corso naturale dei secoli.
Solo una minima parte dei diamanti estratti hanno le caratteristiche ed i carati necessarie per essere destinati alla gioielleria; tutti gli altri troveranno utilizzo in vari ambiti della tecnologia e dell'industria grazie ad una delle peculiarità più importanti del diamante, ovvero la durezza. Grazie a questa caratteristica infatti, il diamante viene utilizzato per tagliare a lavorare altri materiali e pietre.
Altra caratteristica per la quale è conosciuto ed apprezzato il diamante è ovviamente la sua brillantezza, la quale rende il diamante la gemma principe della gioielleria mondiale, il simbolo più ambito e ricercato per esprimere non solo sentimenti importanti, ma anche la raffinatezza e l'eleganza che solo una pietra importante come il diamante sa rivelare.
La bellezza di questo prezioso è dato sopratutto dalla luce che esso sprigiona, misurabile attraverso l'indice di rifrazione. Inoltre, i carati, la purezza e il taglio vanno a completare l'identità ed il valore della pietra.
Il diamante grezzo in natura, appare come un ciottolo qualsiasi, ben lontano dalla gemma che noi tutti conosciamo. Solo attraverso la maestria degli artigiani tagliatori, il diamante acquisisce la forma e la lucentezza che noi tutti conosciamo ed ammiriamo.
Esistono differenti parametri utilizzati nell'ambiente della mineralogia per valutare e classificare i diamanti; stiamo parlando di quello che in gergo sono chiamate le 4C: carat, cut, colour e clarity, ossia carato, taglio, colore e purezza.
Il carato è il parametro utilizzato per determinare il peso e la massa della pietra.
Se inizialmente per misurare il carato si usava il seme della carruba, dal 1907 la quarta Conférence générale des poids et mesures determinò l'unità di misura del carato pari a 0,2 grammi.
Il taglio indica le proporzioni e la forma della gemma. Il processo di taglio è molto importante nella creazione finale del diamante: solo l'abilità degli artigiani intagliatori andrà a determinare l'indice di rifrazione della luce e quindi la bellezza stessa della pietra.
Normalmente la lavorazione e il taglio del diamante può impegnare da alcune ore ad alcuni giorni per ottenere il risultato ottimale, e durante questo processo, la pietra può perdere fino al cinquanta percento del peso originale.
Esistono diverse tipologie di forme di taglio; il taglio più celebre e il più apprezzato è il taglio a brillante. Questa forma oltre ad essere esteticamente molto amata, è anche il taglio che valorizza maggiormente la luminosità e la lucentezza della pietra.
Altre forme di taglio utilizzate in gioielleria sono l'ovale, a goccia, a cuore, a smeraldo, a baguette, rosa olandese, marquise, princess, carrè, radiant e tapered.
Si chiama colore, ma in realtà questo parametro va a definire il non colore della pietra. Per determinare il colore si usa universalmente una scala che utilizza le lettere dalla Z alla D. Con la lettera D definiamo il colore bianco neve, ossia la tonalità più prestigiosa della pietra. Al termine della scala, ossia alla lettera Z troviamo invece il punto di colore meno puro, ossia il giallo pronunciato.
Il colore della pietra viene determinato appoggiando la pietra con l'apice verso l'alto su un foglio bianco Bristol. Si prosegue poi l'esame avvicinando il cartoncino ad una fonte luminosa bianca e si guarda il colore all'interno del padiglione per determinarne la tonalità.
Con il parametro purezza andiamo ad indicare il numero, la posizione e la grandezza delle inclusioni presenti nella pietra.
Le inclusioni sono segni presenti nella pietra, di natura minerale creatisi durante il processo di cristallizzazione della pietra. Solitamente questi segni sono invisibili ad occhio nudo, ma vanno comunque riportati nelle certificazioni del diamante.
Il fascino del diamante attira da sempre attenzione e curiosità da tutto il mondo, tant'è che taluni esemplari sono entrati nella storia.
Il Koh-i-noor è entrato nella leggenda quale il diamante più prezioso del mondo, dal valore inestimabile. Centocinque carati per un peso di 21,6 grammi, pare che il diamante sia stato estratto addirittura nel 1400 in una miniera dell'antica Golconda, nell'India centro meridionale.
La leggenda narra che il diamante porti molta fortuna al gentil sesso, ma che possa addirittura portare alla morte all'uomo che proverà ad indossarlo.
Attualmente il diamante Koh-i-noor, fa parte dei gioielli della corona britannica nonostante l'India abbia più volte fatto richiesta di restituzione.
Altro diamante molto famoso è il diamante Cullinana, estratto nel 1905 in una miniera nei pressi di Pretoria. Il diamante in forma grezza pesava ben 3106 carati. Il diamante venne poi lavorato e tagliato in 105 pietre, tra le quali la Grande stella d’Africa di 530 carati, il Cullinan II di 317 carati, il Cullinan III di 94 carati e il Cullinan IV di 63 carati.
Infine, menzioniamo il diamante Hope il cui peso in carati equivale a 44,5. Ma questo diamante non è divenuto famoso tanto per il suo valore, quanto per il suo insolito colore blu. Inoltre, la caratteristica più curiosa di questo diamante è la sua triste nomea: pare infatti che il diamante portasse tremende disgrazie al chi lo possedeva.
Il diamante Hope venne rubato dal viso in pietra di un idolo religioso indiano e da allora, chi lo possedeva andava incontro a morte per suicido od omicidio.
Maria Antonietta e Luigi XVI sono solo i personaggi più noti di un lungo elenco di vittime.
Hanry Winston, l’ultimo proprietario lo donò alla Smithsonian Institution di Washington che ancora custodisce questo bellissimo quanto maledetto diamante.
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