In tempi di crisi economica molte, e sempre in costante aumento, sono le persone che decidono di liberarsi dei propri oggetti preziosi in oro al fine di fronteggiare piccoli o grandi problemi di liquidità, con conseguenti e notevoli benefici a favore di un settore, quello della rivendita dell’oro usato.
In questo contesto, all’interno del quale si inserisce anche il grande successo commerciale dei negozi compro oro, è nata l’esigenza di una regolamentazione del settore avente il duplice scopo di combattere sia il riciclaggio, sia lo sfruttamento delle persone in difficoltà.
In pratica, chi si trova nella necessità di vendere i propri preziosi usati deve sentirsi sicuro che non stia favorendo nessuna attività illegale ed anche che dalla vendita egli possa ricavare un giusto guadagno in base al reale prezzo di mercato dell’oro usato.
Ma oltre alla legge, quello che veramente tutela queste persone è rappresentato dalla conoscenza di aspetti importanti riguardanti il mercato dell’oro usato.
Una delle prime cose di cui è necessario rassicurarsi è il livello di purezza dell’oro che, com’è noto, è espresso in carati.
La caratura è un elemento fondamentale per la definizione del valore dell’oro: non a caso, il prezzo di riferimento di questo metallo prezioso, che è stabilito in base alle transazioni giornaliere sul mercato (fixing) e che, solitamente, è indicato in riferimento all’oro 24 carati, varia in base alla purezza dell’oro.
A questo proposito, per legge, gli oggetti in oro devono riportare una marchiatura obbligatoria, effettuata con il procedimento della punzonatura, nella quale viene indicata la purezza dell’oro espressa in millesimi es.750 o in carati es. 18k.
Ma è sufficiente conoscere la caratura per stabilire il livello di purezza dell’oro contenuto negli oggetti preziosi usati?
Purtroppo non sono rari i casi in cui le punzonature possono risultare contraffatte, esistendo autentici professionisti in grado di realizzare false timbrature.
Di conseguenza potrebbe risultare veramente difficile stabilire da soli, ancor prima del prezzo dell’oggetto prezioso, persino il fatto se si sia in possesso di un oggetto realmente d’oro oppure no.
A parte l’esistenza di alcuni metodi fai da te non sempre praticabili, una soluzione potrebbe essere quella di rivolgersi ad un negozio compro oro di fiducia.
Questi provvederà alla verifica dell’oro con il cosiddetto procedimento della tocca, che avviene facendo agire dell’acido nitrico sulle tracce ottenute per sfregamento dell’oggetto prezioso su una pietra dura di silice cristallizzata.
Ma la verifica di purezza per eccellenza consiste nel cosiddetto saggio di coppellazione oro che può essere eseguito solo da professionisti del settore (fonderie o banchi metallo), sia in quanto esperti nel campo, sia in quanto forniti dell’ attrezzatura e tecnologia necessaria per un risultato veritiero.
In generale, il procedimento di coppellazione consiste in un processo di raffinazione a cui vengono sottoposti i metalli preziosi al fine di separarli da quelli non nobili.
In pratica, alcuni campioni degli oggetti in oro da analizzare vengono prelevati e sottoposti a fusione.
Durante la fusione, che è soltanto una delle fasi del saggio di coppellazione e che viene eseguita con forni professionali, i metalli preziosi reagiscono chimicamente e si separano dagli altri: in pratica, essi si condensano e vanno a formare delle palline, mentre i restanti materiali formano delle scorie ed altri materiali non nobili.
Ovviamente, prima della fusione i campioni da esaminare vanno estratti dall’oggetto e, naturalmente, pesati. La prima operazione si effettua con un trapano speciale a bassa velocità. Per la seconda operazione sono necessarie invece delle bilance analitiche di precisione, meccanicamente robuste e stabili, in grado di reagire alle variazioni di temperatura, oltre che di fornire velocemente i dati di pesata.
Anche la fase dell’inquartazione in argento è precedente alla fusione nel forno di coppellazione: in pratica, il campione, nella misura di un quarto d’oro e tre quarti d’argento, viene posto su un sottile foglio di piombo ed inserito nella coppella, o crogiolo, questo viene inserito nel forno, per la coppellazione alla temperatura di 1150°.
Tutti i metalli non nobili verranno così inglobati nell’ossido di piombo (prodotto dalla fusione del piombo stesso) mentre, come già detto, quelli nobili andranno a formare delle palline.
Fa seguito alla fusione il processo di schiacciamento e di laminazione della coppella.
Sulle sottili strisce che vengono ottenute con quest’ultima operazione viene fatto poi agire l’acido nitrico che, finalmente, separa le parti d’argento e quelle d’oro.
Concludono la complessa operazione il risciacquo e l’asciugatura del truciolo d’oro in tal modo ottenuto che, quindi, è pronto per la pesata finale.
Il risultato di tutto questo processo è un cornetto di oro puro ed il rapporto fra il suo peso finale e quello iniziale definisce, per il mezzo di un opportuno calcolo, il livello di purezza del campione analizzato.
Il processo completo del saggio di coppellazione dell’oro necessita, quindi, dell’ausilio di un certo numero di macchinari professionali.
Oltre a quelli già citati (forni di coppellazione, trapano da banco e bilance analitiche di precisione), per il processo di schiacciamento, di laminazione e di ricottura della coppella occorre un’apposita macchina, ad alimentazione esclusivamente elettrica, che presenta un’incudine d’acciaio per la prima operazione, un laminatoio a motore per la seconda ed un fornetto per la terza.
Presso OroElite il processo di saggio di coppellazione dell’oro avviene direttamente in sede ed i clienti hanno la possibilità di seguirne le varie fasi. Al termine del saggio sarà rilasciata certificazione scritta e il campione saggiato.